Cosa racconta il modo in cui nutriamo comunità come scuole, ospedali o aziende? E quale ruolo giocano cultura, salute e sostenibilità nei pasti che consumiamo ogni giorno? La ristorazione collettiva, spesso percepita “solo” come un semplice servizio, si rivela invece parte integrante di un processo culturale e sociologico profondo, che si è stratificato nel tempo e accompagna l’evoluzione della società.
Questi alcuni degli argomenti esplorati durante la lezione “Ristorazione collettiva tra dimensione sociale e processo culturale” che si è tenuta il 3 aprile scorso, presso Corso di Laurea Triennale in Scienze, Culture e Politiche Gastronomiche per il Benessere, presso La Sapienza Università di Roma, presieduto dalla Professoressa Silvia Migliaccio.
Inserito nel più ampio calendario di appuntamenti organizzati dalla facoltà, l’incontro tematico a cura di Francesca Nanni, giornalista e Renato Bernardi, responsabile dell’industria alimentare, ha offerto ad una classe oltremodo attenta e curiosa, l’occasione per riflettere sul significato della gastronomia come fenomeno sociale, culturale, economico, assistenziale, salutare, comunicativo.

Alcune delle definizioni attribuite alla Ristorazione Collettiva da studentesse e studenti durante un momento interattivo della lezione.
Da questo punto di vista, infatti, Francesca Nanni ha evidenziato come il modo in cui le comunità, le collettività – oggi come in passato – si riuniscono attorno a una tavola e si nutrono rifletta valori e trasformazioni sociali. Uno processo culturale capace di raccontare l’evoluzione della società attraverso modi e dinamiche con cui il cibo viene avvicinato, consumato e comunicato nella quotidianità.
Così come Renato Bernardi ha posto l’accento sulle categorie che compongono la ristorazione collettiva e sull’importanza della figura del nutrizionista in questo contesto: non solo esperto tecnico, ma mediatore tra salute, gusto e sostenibilità. Un ruolo sempre più centrale dal punto di vista economico, organizzativo e salutare, anche per il numero crescente di professionisti coinvolti nel settore.
Un confronto dinamico con i professionisti di domani, dunque, e un invito a vedere il cibo non solo come nutrimento, ma come linguaggio culturale, capace di generare inclusione, consapevolezza e benessere, e a guardare la ristorazione collettiva con occhi nuovi, riconoscendone sì la complessità ma anche il notevole impatto sociale.